Comme si strutturas l`alfabeto latino:È simile al etrusco e al greco. Ha differenzia nel valore fonetico. L’alfabeto latino arcaico ha 21 segni. La “C” è gutturale, e svolge il ruolo di gutturale dolce e sonora (suono C e suono K); la “G” non esiste, la “H” ha funzione di aspirazione. La “Q” viene usata prima della u. La “V” ha il valore di u/v. Nel IV secolo a.C. viene introdotta la lettera G (C con coda) per distinguere la gutturale sonora della dolce. Nel II secolo a.C. Roma entra in contatto con il mondo greco; la scrittura è insegnata nel mercato per i greci, non nelle case, e sono introdotte due lettere che servono a scrivere parole grechi (nomi soprattutto): Y, Z, che si aggiungono come due ultime lettere dell’alfabeto. Quest’alfabeto rimane fino alla fine del impero romano. Nell’età del imperatore Claudio (47d.C.) si riforma l’alfabeto inserendo tre nuove lettere (lettere claudiane), e rimangono in uso solo nel periodo del suo regno ( : C rovesciata, e si chiama antisigma, e serve a rendere il nesso bs o ps / : F rovesciata, che serve a rendere la vocale u dopo la v / serve per le parole che hanno due forme, come optimus o optumus = opt mus. L’alfabeto di 23 lettere rimane stabile nell’epoca romana. La scrittura lapidea è pubblica. La più antica è “Lapis Niger”, che è un modo improprio per definire il cippo del foro romano vicino al arco di Septimio Severo, discoperto nel 1899. Interessa l’aspetto epigrafico (iscrizione pubblica incisa su pietra, abbiamo premeditazione della disposizione del testo, ed è bustrofedica, simile al arado; è di dificile codificazione). L’iscrizione è profonda, è perduta la parte superiore del testo, ed è molto difficile recuperare l’iscrizione. Le lettere sono vicine alle etrusche. Le parole sono divisse per segni interpuntivi ( ), non ci sono abbreviazioni ne segni interpuntivi profondi. È una legge sacra (inizia con una formula utilizzata dopo nelle leggi sacre). Ha segno diacritico (l’epigrafista da una caratteristica testuale). [ ] vengono utilizzate quando una parte non esiste a causa della perduta, e manca parte del testo. Quello che è dentro di [ ] si chiama integrazione. Possiamo integrare il testo perché è molto utilizzato in epoca successiva. È in latino arcaico (VI secolo a.C.). È una condanna a morte per chi entra senza permesso. Nel testo sono ricordati due magistrature delle monarchie etrusche: “rex” e “collator”. La legge regolamentaba l’accesso a un’area sacra del dio Vulcano che consentisse al re e al collator la frequentazione di quest’area sacra vicina al comitium. Filippo Coarelli ha riesaminato l’iscrizione, e la data nel 570a.C. nel tempo del re Servio Tulio, in piena monarchia etrusca. A Roma coesistono diversi tipi di scrittura: maiuscola e minuscola. La scrittura pubblica più frequente, inserita in materiale lapideo è maiuscola (scrittura lapidaria: pietra, in scrittura capitale maiuscola, che deriva di caput: iniziale, perché nel Medioevo quando gli scribi copiavano i testi la prima lettera era maiuscola, e le altre erano minuscole). La minuscola è corsiva (scrittura adottata da chi comunicaba un messaggio velocemente), è privata, non ufficiale. Si scriveva con lo stylo, simile alla penna, in ferro o bronzo (ha una punta e una spatola per riutilizzare il supporto, che era cera). La scrittura corsiva è utilizzata sulla logistica, è sottoposta all’abilità, e può essere incomprensibile (difficile codificazione), perché tutte le persone hanno una calligrafia distinta. Le lettere corsive che si differenciano della maiuscola sono = E, = = F. La scrittura libraria o capitale rustica si afferma in Roma in età tardo-repubblicana. È realizzata con un pennello in tinta (scrittura dipinta), e doveva essere una scrittura continua e difficile di decodificare. È la scrittura utilizzata su papiro, pergamena e membrana. La scrittura era praticata sull’elite o abbituale. Negli anni 90 era prevalente la teoria di Marrou (Storia dell’educazione nell’antichità) e di Harris (Lettura e istruzione nel mondo antico), che sostengono che il mondo romano è quello che pratica più la scrittura che gli altri popoli dell’antichità. La scrittura era un sapere circoscritto all’élite (solo gli uomini privilegiati sapevano leggere e scrivere, dando luogo al analfabetismo diffuso). Loro utilizzano esclusivamente le fonti letterarie. Dagli anni 90, Mireille Corbier scrive “Iscrizioni in cercare di lettore”, e dice che la scrittura sposta era pervasiva (Britania, Africa, Hispania, Asia Minore), e mette in evidenza la scrittura in ambito urbano e le campagne. Si domanda quanta parte della documentazione è perduta (scritta su legno, carta, lapideo, reimpiegata...). Le città non abbitate continuamente, come Altino, hanno l’iscrizioni latine in altre città. L’iscrizioni su metallo sono perdute. Pone l’accento su tre cassi: Pompei: Scavando si hanno trovato le muri in alzato, e sono coperti d’iscrizioni variati. Corbier dice que quello è uguale in tutte le città dell’impero. Iscrizioni di Vindolanda (Britania, nel limes di Adriano). Negli anni 90 si hanno discoperto quest’iscrizioni. Soldati, centurioni, ufficiali, mogli... scrivono in grafia corsiva per qualsiasi occasione. Iscrizioni rurali di campagna. Carandini ha scavato le ville, che hanno scrittura.